Le Parole e la Comunicazione
Salve a tutti i miei lettori. E’ passato parecchio tempo dal nostro ultimo incontro bloggario, ma è giusto chiacchierare se ci sono contenuti su cui discutere, altrimenti è solo perdita di tempo… e come dice il proverbio “il tempo è denaro”! Soprattutto in questo momento!
Oggi parliamo di comunicazione.
Dal latino: [communicare], mettere in comune, derivato di [commune], propriamente, che compie il suo dovere con gli altri, composto di [cum] insieme e [munis] ufficio, incarico, dovere, funzione.
Il significato è particolarmente intenso se lo si rimette alla vita quotidiana e all’attività professionale.
Quanta gente incontriamo lungo il nostro percorso. Quante parole pronunciamo in un giorno, quanti colloqui ci troviamo a sostenere. Quante volte parliamo parliamo e non concludiamo nulla.
Quante volte le persone che incontriamo ci riempiono di parole, spesso lontane dal contenuto della conversazione e dobbiamo forzatamente annuire e accondiscendere per non sembrare disinteressati o perché il nostro obiettivo finale è comunque l’avvicinamento e la ricerca di riscontro.
Ultimamente mi capita sempre più spesso di interloquire con chi, nonostante abbia una cosa sbrigativa da dire, mi trattiene per tempi lunghissimi senza poi lasciarmi alcun contenuto.
Hanno forse bisogno di parlare?
Questa è comunicazione?
Cosa ricordo di quello che mi hanno detto?
Altre volte mi capita, in ambito professionale, che mi vengano richieste cose o mi vengano fornite informazioni che nulla hanno a che fare con il succo della conversazione o che addirittura siano talmente superficiali da divenire inconcludenti.
Mi chiedo : sono io che sono troppo pressante e non mi accorgo di parlare troppo, o è la persona che ho di fronte che ha bisogno di confronto?
O forse ha solo tempo da perdere e cerca qualcuno paziente che faccia un’opera di buoncuore rimanendo ad ascoltare?
Mio marito mi risponderebbe che forse sono io a parlare troppo e a lasciare parlare troppo.
Questo può essere vero in alcuni casi.
In altri, sono del parere che probabilmente chi ha tanto da dire forse non ha nulla da fare o forse pensa di fare, stando delle ore a parlare.
Naturalmente non mi riferisco a chi usa la comunicazione come strumento di lavoro.
Mi riferisco a chi usa la comunicazione come passatempo per perdere tempo e farlo perdere agli altri.
Parlare senza uno scopo ben preciso non crea, non produce, non costruisce.
Non genera valore.
Parlare non significa comunicare e comunicare non significa per forza di cose parlare.
Si può comunicare molto anche restando in silenzio.
Se ci guardiamo attorno ci accorgiamo che molto spesso coloro i quali lavorano in silenzio, concentrati su quello che fanno, ottengono risultati migliori, sono più efficienti e raggiungono gli obiettivi con performance di successo. Ovviamente lavorare in silenzio non significa barricarsi in trincea. Significa concentrare la nostra mente verso una possibile successiva comunicazione attiva, e comunicare con lo scopo di migliorare il risultato.
Significa spendere le parole per un buon uso!
Spendere le parole per un buon uso corrisponde a confrontarsi e collaborare con gli altri.
Ecco il valore della comunicazione.
Le personalità di successo che conosco, che hanno raggiunto grandi livelli umani e\o professionali sono accomunati da questa particolare caratteristica : agire in silenzio e parlare solo quando si hanno cose importanti da dire.
Faccio un esempio personale : mio padre parlava qualora fosse strettamente necessario. Questa sua caratteristica è rimasta fino a una certa età, divenendo più loquace col trascorrere del tempo. E pensare che era un commerciante e dunque protagonista indiscusso di una attività in cui parlare è il fattore determinante.
Eppure incontro ancora dei suoi vecchi clienti che ricordano di lui proprio la sua loquacità giusta e dosata . E lo apprezzano ancora per questa sua qualità.
Chiusa questa parentesi familiare che sarà comune anche a molti di voi, sono convinta che il dono della comunicazione è fondamentale nell’ambito commerciale e lavorativo, e costruttivo in ambito familiare di rapporti umani.
Diviene indispensabile strumento di successo e benessere quando è usato bene .
Dire l’essenziale, ponderando le parole affinchè centrino l’obiettivo finale significa riuscire a concentrare le energie, non disperdere i pensieri, e attivare l’intelletto.
Se ci pensiamo, fa molto più piacere sentirsi dire una parola, una sola ma che centra interamente ciò che ci interessa sentire, che mille parole che girano-girano e non dicono niente.
Con una parola noi possiamo dire tutto e tanto, possiamo vincere o perdere.
Cerchiamo di usare bene ciò che diciamo.
Le parole sono uno strumento importante e noi talvolta le usiamo a sproposito non pensando che, così come le azioni, possono distruggere o costruire.
Cerchiamo dunque di essere più pensanti e di comunicare dando il giusto valore a ciò che diciamo.
Comunicare non è sinonimo di parlare.
So che è più facile a dirsi che non a farsi ma cerchiamo di fare uno sforzo perché molto spesso siamo per abitudine portati a non voler fare mai fatica.
Dunque troviamo meno faticoso parlare che comunicare.
Alle volte far fatica aiuta a migliorare il nostro risultato.
Incredibile il valore di questa parola, ed incredibile la profondità intuitiva della sua etimologia.
Consapevole delle proprie responsabilità e forte del proprio ruolo, la comunicazione è un’espressione sociale, un mettere un valore al servizio di qualcuno o qualcosa fuori da sé: non basta pronunciare, scrivere o disegnare per comunicare; la comunicazione avviene quando arriva, quando l’espressione è compresa e diventa patrimonio comune per la costruzione di una discussione, di un sapere, di una cultura.